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"Avevo visitate bettole, stamberghe, scuole di ballo, locande; e tutti i vizii e tutti i peccati veniali e mortali m'erano passati innanzi in tutta la loro sfacciata bruttezza." Così inizia l'inchiesta di Lodovico Corio, il primo scrittore a immergersi nel mondo del proletariato urbano per raccontare la vita nella città nascosta: quel mondo di reietti, oppressi, criminali e teppisti che sono una presenza costante di tutte le metropoli moderne. Con una narrazione in presa diretta, seguiamo l'autore nelle strade della Milano di allora, dentro i dormitori, i ristoranti, i bar e le carceri, mentre incontra una schiera di umanità che ha perso ormai ogni speranza di redenzione. A distanza di dieci anni di distanza dalla pubblicazione della sua indagine su rivista, il pessimismo di Corio si è progressivamente affievolito; ma la speranza che le iniziative sociali e l'operosità meneghina hanno acceso nel suo animo non può far dimenticare il quadro fosco che le sue esplorazioni palombare negli abissi di Milano avevano fatto emergere anni prima.